Poema della Croce, il nuovo libro di Antonio Tarallo
Parliamo di questo libro “Poema della Croce”. Su quali punti ti sei soffermato?
“Poema della croce” è una via crucis poetica. Le stazioni non sono quelle tradizionali. Partono sì da quelle, ma poi alla fine potremmo definirle flash. Stanze, come le ha chiamate gentilmente Mons. Fisichella è u termine più che giusto.
Che significa vivere la croce e vivere la Pasqua?
Questo è stato un argomento, che proprio facendo le presentazioni del libro mi ha fatto soffermare ancora di più sul significato della Croce. Prima non me ne sono reso conto, sinceramente. Di solito quando si scrive si scrive e basta. Almeno per me. Certo la riflessione, prima dello scritto c’è, matura pian piano e poi sfocia nello scritto. Ma la riflessione ancora più profonda avviene, forse, dopo… E’ una riflessione a cui tutti siamo chiamati: il vivere, ogni giorno, la croce. E certo non bisogna aspettare la Pasqua per meditarci, come dobbiamo ogni giorno trovare la forza di togliere le pietre del sepolcro, e trovare la Resurrezione. Questo in fondo è il cammino di ogni giorno. Anche se il titolo è “Poema della croce” (ed è naturale che si rifà alla Passione di Cristo), ciò che ne è venuto fuori è soprattutto una esperienza umana esistenziale di ognuno di noi. E portare quella croce un po’ più in basso. La nostra ottica è sempre vissuta nel guardare noi da sotto il Cristo sulla Croce, mentre bisogna scenderla e portarla in orizzontale, diciamo…più vicina a noi.
Servizio di Rita Sberna