Don Aristide Raimondi “La mia vita al servizio dei poveri di Librino”
Il sabato sera insieme ai parrocchiani andate ad incontrare i senza fissa dimora. C’è molta gente che l’aiuta in quest’opera di carità?
Ci sono molti giovani, alcuni di loro sono figli di alcune persone che appartengono alla Comunità di Papa Giovanni XXIII, altri sono parrocchiani ed altri sono giovani universitari che sentono la gioia di vivere quest’esperienza.
Ci ritroviamo tutti i sabato sera alla Stazione, dove andiamo a trovare i nostri amici che vivono lì da diversi anni, e poi ci spostiamo al Corso Sicilia dove troviamo sia i fratelli senza fissa dimora che gli anziani che hanno una casa ed un posto dove dormire ma non riescono ad andare avanti perché con il minimo di pensione che hanno, non riescono ad assicurarsi una vita più dignitosa oppure sono soli ed emarginati.
Così arriviamo lì da loro e facciamo tutti insieme un momento di preghiera, li ascoltiamo e poi condividiamo tutti insieme il pasto.
Anche in quest’ esperienza la cosa più bella è la gioia che ricevi nel vedere questi volti luminosi che ti ringraziano.
Papa Francesco dice sempre che quando fai la carità ad un povero e ad un barbone, non basta che tu dai loro soltanto qualche moneta, ma è importante stringergli la mano, guardarlo negli occhi e chiedergli come si chiama e si sentirà amato.
Quanto è importante la carità nella vita di ogni cristiano?
E’ fondamentale! Senza la carità il cristiano non riesce a vivere perché la carità ci fa crescere nell’amore e nella fede in Cristo. San Paolo stesso ci ricorda che senza la carità saremmo come campane che risuonano a vuoto o come alberi secchi che non riescono più a dare frutto. La carità unita alla preghiera diventa l’acqua che irriga la nostra anima e che ci fa crescere veramente nell’amore di Cristo.
Senza la carità restiamo veramente uomini poveri, soli e realmente incapaci di amare.
Lei ha detto che Librino non è solo droga e povertà ma c’è anche spazio per i sogni. Ci faccia qualche esempio.
L’esempio molto bello è quello di tante mamme che nonostante la crisi economica, vanno avanti cercando di imparare l’arte della sartoria, del ricamo, della pittura ed hanno scelto di andare avanti tutte insieme. Mantengono le proprie famiglie, realizzando bomboniere ed oggetti artigianali.
Questo è molto bello perché tante famiglie hanno deciso di rialzare la testa.
Un’altra esperienza molto bella è quella di alcune famiglie che cercano di trasmettere ai loro figli i veri valori e li indirizzano verso gli studi nonostante facciano tanti sacrifici.
Cosa possiamo fare ognuno di noi, nel nostro piccolo, per aiutare i poveri ed i bisognosi?
Intanto avere occhi e cuore attenti. Spesso nella nostra giornata incontriamo il povero che ci tende la mano, e non dobbiamo sfuggirli, ma dobbiamo cercare di avere con loro un rapporto umano, guardandoli negli occhi. Cerchiamo di trasmettergli attraverso il nostro sorriso il fatto che loro sono importanti e sono figli di Dio.
Noi a volte pensiamo che i poveri sono soltanto in Africa o in terra di missione ma invece ce li abbiamo proprio accanto. Come cristiani dobbiamo crescere nella preghiera ma anche nell’attenzione completa verso le persone che quotidianamente ci stanno accanto, e lì c’è Cristo che bussa alla nostra porta.
Servizio di Rita Sberna