Coronavirus: lo scandalo dei tagli alla sanità e dell’“eutanasia nascosta”
“Una mentalità del genere – commentano in un comunicato gli Universitari per la Vita – è volta a sfruttare in modo meschino una situazione di indubbia gravità con lo scopo di far passare subdolamente istanze eutanasiche nel popolo italiano, volte a dividere le vite in due categorie, degne o indegne, secondo l’arbitrario criterio di ‘qualità della vita’ ed a far morire gli anziani, i più deboli e malati: in questo caso, stiamo parlando infatti di un’eutanasia non consensuale che ricorda proprio l’eugenetica del regime nazionalsocialista, dove alcune persone erano considerate soggetti ‘inutili’, in quanto anziane o malate”. Il documento del SIAARTI è stato criticato anche dal Centro Studi Rosario Livatino e dall’Associazione Medici Cattolici Italiani che paventano il rischio che, anche ad emergenza pandemia terminata, nessuno potrà assicurare che “raccomandazioni varate con le migliori intenzioni in un tempo eccezionale, domani non divengano i criteri ordinari, in linea con un orientamento affermatosi in non pochi Stati nel mondo, a fronte di risorse per la sanità sempre strutturalmente limitate”.
Effettivamente, come dimostrano le emergenze che hanno portato al collasso sistemi sanitari regionali fino a ieri considerati un modello, come quello della Lombardia, ci ritroviamo faccia a faccia con un crudele paradosso dei nostri tempi: il progresso della scienza, e in particolare della medicina, non si è tradotto in un generale miglioramento delle strutture sanitarie. Al punto che, negli ultimi quarant’anni, la spesa sanitaria ha conosciuto uno spaventoso crollo in buona parte dell’Unione Europea. L’Italia è uno dei paesi che hanno pagato il prezzo più alto di questa austerity. Ecco alcuni dati: in dieci anni (2010-2019) sono stati sottratti al sistema sanitario nazionale 37 miliardi di euro; nel dodicennio 2000-2012 si è riscontrata una diminuzione dei posti letto pari a 7000 unità; ancor più allarmante è la diminuzione dei posti letto nel quarantennio 1980-2020, passati da 922 ogni 100mila abitanti agli attuali 275; nella sola Regione Lazio, i posti letto sono scesi di 3600 unità negli ultimi sette anni e sono stati chiusi diversi ospedali; le risorse per il personale sono diminuite di due miliardi tra il 2010 e il 2018, mentre nello stesso arco di tempo, sono stati licenziati 42.800 dipendenti a tempo determinato; in sette anni (2008-2015) è quasi raddoppiata (dal 3,9% al 6,5%) la percentuale di poveri che rinunciano alle cure, mentre, in generale, la percentuale di cittadini che, per motivi economici, ha rinunciato a visite mediche è salita dal 7,1% al 14,5% nell’arco di dodici anni (2004-2015).
L’abbattimento della spesa sanitaria è uno scandalo a cui la Chiesa Cattolica non rimane insensibile. Papa Francesco, che ha recentemente rivolto una preghiera speciale per i coinvolti nella pandemia, denuncia da sempre la “cultura dello scarto” ai danni dei più deboli e l’“eutanasia nascosta” per gli anziani. “La salute […] non è un bene di consumo, ma un diritto universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio”, ammonì Bergoglio nel 2016 in un discorso ai Medici per l’Africa-CUAMM. Nel 2019, poi, ricevendo l’Associazione Cattolica Operatori Sanitari (ACOS), il Santo Padre ha deplorato l’“aziendalizzazione” del sistema sanitario, “che ha posto in primo piano le esigenze di riduzione dei costi e razionalizzazione dei servizi” e “ha mutato a fondo l’approccio alla malattia e al malato stesso, con una preferenza per l’efficienza che non di rado ha posto in secondo piano l’attenzione alla persona”. Da parte sua, nei giorni scorsi, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in un messaggio rivolto in particolare agli incaricati della pastorale della salute e agli operatori sanitari, ha rilevato come l’attuale pandemia da coronavirus stia evidenziando “le disuguaglianze gravi che caratterizzano i nostri sistemi socioeconomici”, che riguardano le “risorse economiche”, la “fruizione dei servizi sanitari”, il “personale qualificato” e la “ricerca scientifica”.
Non è il caso di sottovalutare l’attuale emergenza, né di infondere false speranze. È però fondamentale che, in uno spirito cristiano, si guardi a questo evento funesto, come un tempo di preghiera più intensa, un’occasione di penitenza in più in questa Quaresima, di purificazione interiore e di riscoperta dell’umana carità. È un momento di prova ma anche un’opportunità per diventare delle persone migliori e porre le basi per una società migliore. Pur non potendo abbracciarci potremo imparare a volerci bene. Potremo imparare ad amare davvero.