Convertito grazie ai primi 9 venerdì del mese. La storia di Diego Ligas
Come sei venuto a conoscenza della Congregazione delle “Poverette della casa di Nazareth” e come hai saputo dell’’Istituto?
Devo dire grazie alla Divina Provvidenza e alla mano di Dio che mi ha guidata. Da 7 mesi pregavo ogni Santo giorno, chiedendo al Signore di farmi conoscere un ambiente in cui vi erano persone affette da Sindrome di Down.
La mia idea, inizialmente non era quella di consacrarmi, ma di mettere a disposizione qualche ora del mio tempo, per queste persone.
Un giorno mi trovavo da mia nonna e guardavo la tv su TelePace, ad un certo punto trasmettevano un documentario (giunto quasi alla fine) sulla Casa religiosa delle “Poverette della casa di Nazareth”, apparve impresso il numero di telefono così lo trascrissi e qualche giorno dopo, mi recai da loro.
Cominciai a dedicare nel fine settimana il mio tempo libero all’interno dell’Istituto.
Poi cominciai ad andare in Istituto, tutte le sere dopo il lavoro.
All’epoca pensavo di essere chiamato alla vita matrimoniale, nulla mi faceva intendere ad una chiamata di consacrazione laicale.
In questo incontro con le suore Poverette della casa di Nazareth, c’entra la morte di Giovanni Paolo II. Raccontaci.
Esatto. Mi trovavo a seguire gli ultimi momenti di vita di Giovanni Paolo II in televisione, e quando arrivò la notizia della sua morte, ebbi la chiarezza che dovevo lasciare tutto per dedicarmi all’Istituto.
Grazie a Giovanni Paolo II, in me si è creata una certezza nonostante sapevo che sarei stato l’unico maschio dell’istituto. Ricordo che mi recai dalla madre generale, chiedendole se potevo entrare come fratello religioso, mi rispose subito di si, dicendomi che avevano pregato Giovanni Paolo II, affinchè una vocazione potesse bussare alla porta. Per me è stato il segno che Dio mi mandò perché voleva che io andassi lì.
La chiamata è stata forte e chiara per cui non potevo dire di no.
Così il 27 novembre 2005 entro definitivamente in Istituto e due anni dopo, alla presenza del Vescovo, ho preso i voti di castità, povertà ed obbedienza.
Come si svolge la tua giornata all’interno della comunità?
Mi alzo alle 06:10 del mattino, intorno alle 6:30 ci ritroviamo tutti in cappella per le preghiere e le Lodi mattutine. Poi iniziamo a fare mezz’ora di meditazione sulla vita dei Santi e sulla Parola di Dio. Dopo recitiamo il Santo Rosario ed al termine facciamo colazione. Successivamente ognuno di noi svolge le sue mansioni; il mio compito è quello di insegnare ai disabili (nelle due scuole che abbiamo) etica civica e religione. Anche se la mia presenza è più che altro morale perché molti non sanno né leggere e né scrivere.
C’è un ricordo particolare che ti ha colpito il cuore in questi due anni di comunità?
Mi ha toccato in particolar modo, il contatto con le persone diversamente abili, i quali hanno impresso il volto di Cristo sofferente.
C’è stato un episodio particolare che mi ha colpito: mentre tenevo per mano una donna anziana diversamente abile, per andare alla grotta della Madonna che abbiamo in terrazza, la incitavo a fare l’Ave Maria, ma quest’ultima faceva fatica sia a recitare la preghiera che a fare il segno della Croce.
Interiormente domandai alla Madonna di mandarci un segno, per la Sua Presenza in mezzo a noi. Dopo qualche secondo, cadde in mezzo a noi, una rosa rossa, bellissima da sopra la grotta della Madonna.
Questo per me ha significato tanto, la Madonna è sempre vicino a noi soprattutto alle persone sofferenti.
Servizio di Rita Sberna